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Fare ritratti implica spessissimo un contatto tra la macchina fotografica e lo sguardo di chi dobbiamo ritrarre. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, si dice: allora, ritrarre una qualunque persona significa, 9 volte su 10, indagare sul come la sua personalità emerge attraverso lo sguardo. Ci sono altri elementi che contribuiscono a definire il soggetto: il contesto, le espressioni, il modo in cui è vestito, ciò che fa o che tiene con le mani, ciò con cui viene a relazionarsi nell’inquadratura, la sua postura, e tanti altri dettagli… ma gli occhi: quanto sono significativi! Sono pochi i ritratti che possono farne a meno ed essere ugualmente efficaci; non parlo di foto belle o buone. Il profilo di Hitchcock è talmente riconoscibile che ci basta la sua silhouette, d’altronde al maestro del thriller è concesso un alone di mistero… ma in mille altri casi possiamo constatare come, se ci vengono nascosti gli occhi di una persona, sentiamo mancare un tassello fondamentale, e vorremmo vederli, li cerchiamo, ci aspettiamo un “bubusettete!” per poi capire finalmente chi stiamo guardando, e riconoscerlo, farlo uscire da un anonimato che ci angoscia.
Per questo, rivedendo alcune mie foto, vecchie e più recenti, ho voluto isolarne lo sguardo: trovando, ovviamente, che è molto più semplice immaginare il resto del viso guardando solo gli occhi, che non viceversa; i soli occhi, magari, non dicono tutto, ma spesso dicono abbastanza.

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